19 marzo 2024

Candele Profumate Economiche, ecco cosa vi consiglio (e cosa no)

Mi sono un po' allontanato dal mondo delle candele profumate e dei profumatori per ambiente in generale non per disinteresse ma per mancanza di tempo nel poter goderne a pieno. Tra l'altro, se all'inizio era un nuovo ambito da scoprire, adesso lo conosco fin troppo bene per farmi stupire. Di tanto in tanto però acquisto qualche candela profumata e nell'ultimo periodo in particolare ne ho usate tre di cui vorrei parlarvi, costano largamente sotto i 10 euro, ma che mi hanno dato esperienze d'uso differenti e non sempre all'altezza. 


Ho cercato anche di spostarmi dai soliti marchi noti, perché se di recensioni delle aziende più famose è pieno il web, incluso il mio blog, (e anche a me sono venute un po' a noia, lo ammetto senza remore) ogni tanto è bello scoprire anche brand diversi, magari più piccoli ma comunque validi.



Mentre facevo un giro su Amazon mi sono imbattuto in ipuro (che credo si scriva tutto minuscolo), una azienda tedesca di profumatori per ambiente e piccoli spazi che hanno tutti un costo più che accessibile. Fra quelle disponibili sul sito mi ha subito incuriosito la linea Essentials che la stessa azienda definisce come una "entry level", non solo per il costo, ma anche per l'accordo aromatico che le caratterizza. Io ho scelto (per iniziare perché vorrei provarne altre) la Gentle Layering che sembrava vicina alle mie corde. Si tratta di una candela che mi ha colpito anche per il design, semplice ma carino, adatto anche a stare in vista, e che promette 24 ore di fragranza. Tra l'altro arriva in una scatolina carina che se volete diventa una confezione regalo.


La piramide olfattiva di questa candela profumata viene descritta così:
"Lavanda come note di testa, rosa di maggio, iris e mughetto come note di cuore e tonka, muschio, legno di sandalo e legno di cedro come note di base."
Ammetto che io non sento affatto le note di testa, per me la lavanda (purtroppo o per fortuna sta a voi) non è percepibile in questa candela ipuro e nemmeno alcune altri accenni floreali. Personalmente avverto un bell'aroma con note legnose, vagamente affumicate, delle punte dolci probabilmente della fava tonka, e forse un vaghissimo accenno di rose, che vanno ad alleggerire una fragranza che forse sarebbe troppo maschile per alcuni nasi.
Io la trovo elegante, adatta sia alla zona giorno che alla zona notte, per un ufficio o una sala, meno magari per una cucina. Gentle Layering è piacevole da tenere accesa anche per più ore, e credo saturi in breve tempo una stanza media. Non è una di quelle candele che hanno la potenza di profumare tutta casa (anche perché è piccolina in termini di quantità) e credo si assesti su una intensità media. 


La cera mi si è sciolta bene da inizio a fine, solo forse nelle prime accensioni ho dovuto usare il mio metodo della stagnola per far creare la piscinetta di cera, ma davvero non ho notato sprechi. La persistenza è discreta, ma non è la sua prima caratteristica specie in confronto a quelle candele che davvero si sentono per giorni interi. Lo stoppino mi è sembrato anche di qualità, non mi pare crei fumo, cattivo odore, o quel bordo nero sgradevole. 
È interessante inoltre che ipuro suggerisca di poter accendere più candele della linea Essentials contemporaneamente, così da creare una fragranza unica. Ad esempio questa Gentle Layering può essere abbinata alla Sensual. 
Vorrei provare le altre candele ipuro, peccato che su Amazon non si trovino tutte. 


Fragranteria Wassail Candela Profumata
Note Fruttate e Speziate


Non è la prima volta che vi parlo di Fragranteria (qui e qui trovate già due recensioni), brand di profumatori che credo sia in esclusiva o quasi nei negozi Tigotà, ma è ancora per me tutto da scoprire. Nonostante sia considerata una limited edition e sul sito di Tigotà non è disponibile al momento, questa candela profumata Wassail è ancora reperibile in negozio, quindi è possibilissimo la possiate recuperare. Credo che faccia parte di una sorta di edizione natalizia o comunque per il periodo invernale, anche perché ne è una rappresentante perfetta da un punto di vista olfattivo.
Anzi già il nome lo suggerisce perché il "wassail" pare faccia riferimento alla tradizione medievale inglese e sia anche una bevanda, una birra brulé, in quanto viene bollita con appunto spezie.
È infatti una di quelle fragranze speziate, accompagnate sicuramente da note come la cannella, chiodi di garofano e qualcosa di dolce e burroso, e ci sento anche un po' di mela caramellata.

Non pensate ad alcune profumazioni tipo Yankee Candle che, in questa piramide olfattiva possono essere un po' nauseanti e stucchevoli (e ne hanno fatte molte così), perché qui l'intensità non è altissima e non è una candela pungente al limite del sopportabile. Secondo me questa Fragranteria è una profumazione per chi come me ama le spezie e gli aromi ad esse collegati, ma non ne vuole essere sovrastato, e crea una bella atmosfera calda e avvolgente, a mio avviso perfetta per la zona giorno o per una cucina.
Anche questa candela Wassail ha avuto una buona combustione, lo stoppino non ha creato cattivi odori e solo qualche volta ha avuto bisogno del mio illuma lid casereccio per poter fondere al meglio la cera.
Non aspettatevi anche in questo caso una persistenza eccessiva, ma non è un problema perché l'ho tenuta accesa con molto piacere. 


Profissimo Candele Tealight al profumo di legno di sandalo


Il brand Profissimo è una delle linee di prodotti per la casa disponibile da DM e quando ho fatto uno dei vari ordini sul sito, ho messo di mezzo anche queste tea light, scegliendo la fragranza al legno di sandalo. 
In effetti annusandole da spente la profumazione c'è, ed è anche gradevole: magari non ci sento varie nuance e sfumature olfattive, ma emanano un piacevole aroma legnoso. Profissimo dice che questi lumini hanno 4 ore di durata e che possono anche contrastare gli odori domestici, incluso l'odore di tabacco.
Pur però essendo conscio che la profumazione di questo formato di candele non è mai estremamente intenso, queste tea light sono state una grossa delusione. Sia che ne accenda una o che ne accenda tre in una volta, il livello di fragranza che emettono è davvero basso, al punto che bisogna proprio cercare nell'aria una minima parvenza di questa profumazione. 


Mi è capitato di lasciare più lumini Profissimo accesi contemporaneamente ma non sempre sono riuscito ad ottenere una profumazione appena accettabile, anzi a dirla tutta mi è sembrato che alcune tea light non abbiano affatto odore, come se ci fossero inconsistenze di qualità fra una e l'altra. 
Mi spiace un po' perché l'atmosfera che creano è carina, ma appunto, oltre che un effetto decorativo non sono riuscito ad ottenere altro da queste candeline. Ho però acquistato un altro prodotto di questa gamma Profissimo, quindi speriamo bene.


Vi è piaciuta questa piccola selezione di candele economiche? 







💖alcuni link sono affiliati, per te non cambia nulla, ma puoi usarli per sostenere le mie recensioni. Grazie!

17 marzo 2024

Top e flop del momento: i prodotti che mi hanno convinto o che non riacquisterò

Altro giro fra i prodotti che in questo periodo fanno parte delle mie routine viso, corpo e capelli, con sicuramente alcuni promossi ma anche un paio di perplessità. 


Balea Shampoo e Balsamo Capelli Idratante 
al profumo di cocco



INFO BOX
🔎 dm-drogeriemarkt.it, catene DM
💸 €0.99
🏋 50ml
🗺 Svizzera
⏳ 12 Mesi
🔬 //
Avevo acquistato questi due prodotti per capelli di Balea in formato minitaglia con la scusa di portarli in vacanza, ma anche con la curiosità di provarli non avendolo ancora fatto, e visto che ormai li avevo aperti da un po' di tempo, ho pensato di terminarli in casa (sì, io in vacanza cerco sempre di mantenere lo stesso ritmo di lavaggio dei capelli, quindi due volte a settimana e spesso capita che abbia già i capelli puliti quando parto e rientro a casa il giorno dello shampoo, anche se non ve ne fregherà nulla).
Lo shampoo Cocco Balea è un prodotto semplice, che basa la sua azione idratante e protettiva su un quadrittico di attivi consolidati, come glicerina, pantenolo, tocoferolo e niacinamide. Come specificato, è c'è solo il profumo di cocco e non è proviene da ingredienti derivati dal frutto, ed è un fragranza molto piacevole, che ricorda appunto il cocco, ma non è troppo pesante e chimica. 


Mi è piaciuto molto perché lo trovo davvero uno shampoo idratante, che pulisce bene ma delicatamente i capelli, senza aggredire il cuoio capelluto. Produce una buona quantità di schiuma quasi sin da subito, a meno che non abbia un impacco oleoso sui capelli e quindi devo procedere per forza con due passaggi. Trovo che questo shampoo Balea sia valido anche perché non va ad annodare i capelli, e non gli toglie il naturale corpo e volume che hanno. Non è magari lo shampoo più condizionante che abbia mai provato, e penso che capelli davvero danneggiati possano trovarlo troppo leggero. Molto meglio per chi ha capelli normali, non particolarmente complicati da gestire, per il resto invece deve essere associato ad un buon balsamo.

A proposito, se per quanto riguarda lo Shampoo Idratante potrei riacquistarlo per emergenza se mi trovassi difronte ad un espositore da DM, per quanto concerne il Balsamo Balea al profumo di cocco non posso dire altrettanto.
Infatti qui ci troviamo ad avere a che fare con un prodotto molto semplice, con pochi attivi idratanti e condizionanti, come appunto la glicerina e la niacinamide, ma oltre all'ingrediente districante, non ci sono molti altri componenti che lasciano intendere possa funzionare su capelli molto secchi.
È interessante la consistenza, sembra quasi una crema gelificata fluida che si distribuisce bene sui capelli e con la stessa gradevole profumazione fresca che ha lo shampoo. 


Appena applicato sui capelli, questo Balsamo Balea ha sicuramente un effetto districante istantaneo, che immagino si noterebbe anche di più con uno shampoo che può annodare i capelli, o che comunque può essere apprezzato da chi ha le lunghezze che per natura tendono ad aggrovigliarsi, ma che sono comunque abbastanza lisci. 
Su un capello spesso come il mio, che comunque di natura è secco e che, crescendo, diventa riccio, è un balsamo troppo leggero, che non appesantisce, ma che non ha quel potere condizionante, lucidante e disciplinante che i miei capelli necessitano. Allungare i tempi di posa o appunto aumentare le dosi non cambia nulla sulla resa finale.
Questo Balsamo Balea è comunque non lascia residui, si sciacqua facilmente e l'ho utilizzato ma non lo riacquisterei. Però ho in programma di provare altri prodotti capelli di Balea, di altre tipologie.
In generale con questa combo di prodotti i miei capelli non si sporcano prima o dopo di quanto capiti di solito, ma non mi aspettavo altrimenti visto quanto poco appesantiscano.
È un peccato che questi flaconcini non siano riutilizzabili, sarebbero stati molto comodi da riempire di nuovo.



Biovène Retinol Night Lotion Extra-Firming Organic Raspberry Body Cream
Crema corpo rassodante al retinolo


INFO BOX
🔎 dm-drogeriemarkt.it, catene DM, Online, Sito dell'azienda
💸 €4.49
🏋 200ml
🗺 EU/Spagna
⏳ 12 Mesi
🔬 //

Non avevo ancora provato nulla di questa azienda spagnola, ma puntavo a Biovène da tanto tempo, e mi ha anche sorpreso come abbiano declinato le loro referenze sfruttando alcuni dei miei attivi preferiti. Non è comune ad esempio trovare una crema corpo che contenga retinolo e niacinamide, ma loro li hanno utilizzati in questa Retinol Night Lotion. La parte forse più interessante della formulazione è che hanno inserito due forme di retinolo, la versione pura e un estere, così da fare in modo che la vitamina A abbia due tempi di azione, una più rapida e una più prolungata.
La presenza di niacinamide agisce poi su diverse problematiche della pelle e rinforzando la barriera cutanea. Peccato che per entrambi questi attivi Biovène non ce ne dia le percentuali. 
Oltre a queste sostanze specifiche la Retinol Night Lotion contiene ingredienti nutrienti più tipici, come burro di karitè, olio di mandorle dolci e di semi di girasole, uniti ad estratti e sostanze antiossidanti quali tocoferolo, tè verde e appunto lampone. La formula contiene il 97% ingredienti naturali.


La Retinol Night Extra-Firming Lotion ha una consistenza media: nonostante l'erogatore ed il nome vi consiglio di non aspettarvi una crema particolarmente liquida o un latte, ha semplicemente una consistenza media abbastanza soda, facile da massaggiare sul corpo, ma appunto va stesa e fatta assorbire. L'assorbimento non è esattamente istantaneo su di me, ma abbastanza veloce, non mi ritrovo unto o appiccicoso. Appena si preleva, la Retinol Lotion Biovene emana un profumo di lampone abbastanza forte, che deve essere in linea con le vostre preferenze, perché è anche abbastanza persistente. Quindi è un prodotto per chi ama le creme corpo profumate molto intense.

A me è piaciuta moltissimo perché dà un buon livello di idratazione e nutrimento alla pelle che dura abbastanza a lungo e che credo possa adattarsi bene a pelli a tendenza secca, ma non a quelle troppo disidratate o a chi si ricorda di usare la crema corpo una volta l'anno. 
Inoltre ha un potere setificante e elasticizzante molto interessante. Ma questa Retinol Night Lotion Biovène si pone quasi come un trattamento per il corpo, che vuole rigenerare la cute, ma personalmente non avendo particolari problematiche legati ad esempio a lassità o rughe, non ho visto effetti da questo punto di vista. Sappiamo inoltre che il retinolo non agisce dal giorno alla notte, ma è un attivo che va usato con costanza per cui se il vostro obbiettivo è quello di correggere o prevenire alcuni inestetismi, come macchie o pelle poco tonica, penso sia un prodotto da prendere in considerazione, con la consapevolezza però che tocca farne dei cicli almeno con costanza. Inoltre secondo me può essere perfetta come trattamento localizzato, per braccia, decolté o quelle zone con inestetismi, per poterne vedere meglio i benefici già con un flacone. Io l'ho usata ovunque, per questo non posso dirvi esattamente se ha agito in questo senso.



Holika Holika Devil's Plumper HellFire Glowy Topper
Topper labbra rimpolpante lucido


INFO BOX
🔎  YesStyle (coupon PIER10YESTYL), Online 
💸 €7.50
🏋3.5g
🗺 Corea
⏳ 12 Mesi
🔬 //

Ogni tanto me ne esco con questi lipgloss rimpolpanti per le labbra (qui ne avevo mostrato uno, qui invece un balsamo labbra con le stesse caratteristiche) perché sarò forse fra i pochi masochisti che ne apprezza l'effetto. Quando mi vedo le labbra un po' pallide, smorte, magari idratate ma comunque segnate e poco toniche, utilizzo questi lip gloss che le rivitalizzano e danno un po' di turgore.
Questo lip plumper del brand coreano Holika Holika era diventato virale perché sembrava fosse in grado di dare un effetto volumizzante delle labbra importante. In realtà ne esistono due versioni: uno è un primer opacizzante da utilizzare prima di eventuali rossetti e tinte, e che ha un "Fire Livel" del 60%, e questo Topper, da applicare dopo altri prodotti o da solo, che invece ha un livello di fuoco del 100%. Con Fire Livel, Holika Holika intende il potere rimpolpante, e quindi anche la sensazione di pizzicore che questi plumper danno sulle labbra.


Il principio di efficacia infatti è sempre lo stesso: questa tipologia di prodotti contengono ingredienti termogenici, siano essi estratto di peperoncino ad esempio o derivati sintetici del mentolo, che stimolano il microcircolo, e producono un maggiore afflusso di sangue e quindi un maggiore volume e un colore più intenso delle labbra. È quindi una situazione transitoria e che non tutti apprezzano proprio perché questo formicolio che creano i lip plumper può essere fastidioso se si ha una particolare sensibilità. Io stesso non li utilizzo ogni giorno perché credo possano condurre ad una situazione irritativa. 
Per quanto riguarda il Glowy Topper Holika Holika, è alla fine un lip gloss che appunto contiene Vanillyl Butyl Ether e Menthoxypropanediol, insieme a capsicina, che producono una sensazione di calore parecchio percepibile, come se avessi mangiato qualcosa di piccante. Inoltre nell'INCI ci sono sostanze idratanti ed emollienti, come olio di jojoba, di argan, di avocado e mandorle dolci e collagene idrolizzato. Purtroppo non so perché non ci siano scritti gli ingredienti sulla confezione, ma l'ho reperito sul sito ufficiale. 


La consistenza di questo lip plumper è quasi un gel che ha una bellissima finitura vinilica luminosa, che già solo così dà subito alle labbra un aspetto più turgido e liscio, e che non risulta appiccicosa o pesante. Io l'ho utilizzato quasi sempre da solo o al massimo dopo un balsamo labbra e, come anticipavo, la sensazione di calore e pizzicore, si avverte subito, e dura per circa 15/20 minuti, mentre l'effetto lucido permane anche per più tempo. Per me non è una sensazione così insopportabile, anzi sono certo di aver mangiato cibi molto più piccanti di questo lip gloss, però indubbiamente dipende dalla propria sensibilità. Inoltre sconsiglio di usarlo su labbra già irritate o escoriate. 

Sicuramente uno dei lati positivi del Devil's Plumper Holika Holika è che non sborda su di me (anche perché non ho delle rughe sul contorno labbra) e quindi non crea quell'effetto clown antiestetico. L'effetto rimpolpante tutto sommato c'è, sento un po' più di turgore e "consistenza", fermo restando che fino ad ora nessuno di questi lip plumper mi ha dato il risultato di una sessione di acido ialuronico dal chirurgo, ma come vi dicevo, il mio obbiettivo è di ravvivare, seppur temporaneamente, le labbra, ed in questo caso il risultato è carino e naturale. Non vi ho messo le foto perché non è una differenza così netta e inoltre credo che basti anche solo una angolazione leggermente diversa per far apparire le labbra più piene.


La cosa che però faccio fatica a sopportare del Glowy Topper è che finisco per sentirne il sapore piccante sulla lingua, pur prestando ovviamente attenzione a non leccare le labbra. Mi sono convinto che, probabilmente per via della conformazione delle mie labbra, il prodotto tende a scivolare nella parte più interna della mucosa ed è una sensazione un po' fastidiosa che mi ha portato ad usarlo davvero molto raramente e onestamente non lo riacquisterò.
Ho invece pareri contrastanti sull'applicatore che è una sorta di spatolina in plastica che risulta morbido e consente di dosare il prodotto, ma allo stesso tempo fa un po' strano da utilizzare.

Come vi dicevo, il Devil's Plumper è un volumizzante ricco anche di ingredienti idratanti, ma su di me non ha un effetto particolare da questo punto di vista, infatti una volta rimosso le labbra non mi sembrano né più né meno idratate di quanto non lo fossero prima. È però confortevole da tenere anche quando diciamo ha svolto il suo effetto rimpolpante e ravvivante, perché lascia un layer naturale. 






💖alcuni link sono affiliati, per te non cambia nulla, ma puoi usarli per sostenere le mie recensioni. Grazie!




15 marzo 2024

Ho impiegato un po’ a terminarle, ma queste Serie Tv mi sono piaciute

Ho intervallato alcune serie tv più recenti con alcuni recuperi del passato, e ho impiegato un po' di tempo per una pura ragione logistica, non perché non mi stessero prendendo. Anzi, mi sono anche stupito in particolare per una serie tv.
Sarebbero entrambe disponibili sul servizio streaming di Tim Vision, ma una la trovate anche su Prime Video. Provo a parlarvene senza dilungarmi troppo ma non ne sono del tutto certo di riuscirci. 



The Handmaid's Tale - Il Racconto dell'Ancella
Quinta Stagione


Sono quasi trascorsi due anni dalla messa in onda della quinta stagione di The Handmaid's Tale, e confesso che dopo la quarta ero ad un pelo dallo smettere di seguire la serie. La verità è che per me, nonostante la caratura del progetto in generale e della storia che vuole raccontare, che è forse uno dei migliori dell'ultimo decennio, la serie con Elisabeth Moss (diventata poi anche regista in alcuni episodi) era scaduta da tempo.
La terza e soprattutto la quarta stagione avevano per me troppi problemi per poter essere il degno proseguo di una delle migliori serie tv in circolazione. Mi sono deciso a riprendere The Handmaid's Tale solo perché me la sono ritrovata su Prime Video e ho pensato che, visto che la sesta stagione sarà l'ultima, avrebbe avuto senso chiudere questa parentesi.

Devo ammettere che invece con questa quinta stagione hanno saputo ritrovare la strada giusta da intraprendere, rimescolando bene i caratteri dei personaggi, facendoli sempre oscillare fra i contorni ormai sbiaditi del bene e del male, e tornare su binari narrativi che mi hanno appassionato molto di più.


La stessa June infatti vive questo tormento interiore, sembra pronta a diventare quasi una boss a capo di una legione efferatamente vendicativa contro Gilead, dopo aver ucciso Fred, ma poi ritorna sui suoi passi, con la consapevolezza che sarebbe meglio cercare di vivere una vita tranquilla in Canada. Peccato però che questa terra felice non sia poi così accogliente, considerato che i canadesi sono stufi degli "immigrati" (ovvero quelli che erano statunitensi) che risucchiano le carenti risorse dello stato, in quella che è la parentesi più contemporanea di tutta la serie. The Handmaid's Tale infatti era partita da un concetto distopico indubbiamente importante e paurosamente vicino a noi, per sfociare adesso in un tema come quello dell'immigrazione che invece è molto più realistico e soprattutto aderente alla nostra realtà d'oggi. 

Dall'altro lato c'è però un'altra donna, perché Il Racconto dell'ancella resta sempre al femminile, che ha subito un percorso interessante. Mi riferisco alla vecchia e cara (?) Serena, che finalmente assapora la pietanza che lei stessa ha cucinato per molto tempo, spogliata del ruolo che aveva a Gilead e ridotta a sua volta a praticamente da ancella, per poi ritrovarsi alla pari con la stessa June in cerca di un futuro migliore. Devo ammettere che tutto il filone sulla ex padrona di Gilead è forse il più soddisfacente, forse da un punto di vista quasi sadico: se June infatti l'abbiamo vista in ogni ruolo, Serena era rimasta tutto sommato pulita fino ad ora, anche, assurdamente, come prigioniera canadese era quasi una privilegiata. 


Questa quinta stagione quindi crea delle nuove dinamiche che finalmente mi hanno tenuto attaccato di nuovo allo schermo, aprendo nuovi percorsi ai suoi personaggi, e anche sul piano generale, visto che la questione geo-politica internazionale ha più risalto, ma lo fa in un modo che ho trovato coerente e soprattutto interessante, visto che mi sono ritrovato a terminare in poco tempo i 10 episodi. L'unico neo che posso segnalarvi è forse la parte su Janine e Zia Lydia, perché mi è sembrata quella con meno ritmo e che suona per certi versi già vista, al netto del fatto che forse vedremo l'ultima cambiare davvero atteggiamento nei confronti di Gilead. In generale i personaggi secondari non trovano molto spazio in questi ultimi episodi, ma se per me non è un problema, magari chi se ne era affezionato finisce per cercarli senza trovarli.

Restano invece sempre ottime le interpretazioni di tutto il cast e soprattutto del duo femminile Elisabeth Moss e Yvonne Strahovski.
Sono rimasto insomma decisamente soddisfatto da The Handmaid's Tale 5, e penso di aver fatto bene a recuperarla anche se sembra che per la sesta ed ultima stagione ci vorrà ancora molto, si parla di una uscita nel 2025, ma ci arriverò con la curiosità di capire come finirà.


Il re d'inverno - Artù, dal mito alla leggenda (The Winter King)
Prima stagione


È passata in sordina come molte delle serie tv che arrivano su Tim Vision, ma The Winter King mi è sembrata una produzione solida. Tratta dalla pentalogia di Bernard Cornwell, intitolata I romanzi di Excalibur (o in originale The Warlord Chronicles), Il re d'inverno (che poi sarebbe il primo libro) è una rielaborazione del ciclo arturiano e parte dal principio, quando Artù (o Arthur, interpretato da Iain De Caestecker) venne esiliato dal padre, re Uther che lo considerava illegittimo e con il quale ha un rapporto decisamente conflittuale. Alla sua morte però Artù tornerà in Britannia con lo scopo di unire i popoli separati da rivalità interne, e soprattutto per sconfiggere una minaccia più grande, ovvero i Sassoni, sotto la spinta del potente mago Merlino (Nathaniel Martello-White).
Da qui seguiremo un po' tutta la storia già nota del futuro re Artù, e di tutti i personaggi che conosciamo bene, in quello che è a tutti gli effetti un prequel, per arrivare al punto più centrale delle vicende.


Già il nome fa pensare che Il re d'Inverno possa essere una sorta di Game of Thrones "di seconda mano", ma io credo che non ne abbia né l'aspirazione né le caratteristiche per arrivare a quella qualità, pur tuttavia restando una serie tv godibile. Tra l'altro i romanzi di Conrwell risalgono agli anni '90, quindi non pensate al plagio o appunto al tentativo di richiamare altre storie, per quanto faccia comodo da un punto di vista di marketing.

The Winter King
dicevo è una storia avvincente, che punta molto al realismo, alla strategia di stato e militare, all'intrigo di corte, più che ad un racconto fantasy per sé. Non si sono tirati indietro anche dal metter in scena alcune sequenze epiche con dei picchi di violenza che in effetti ricordano altre saghe, e che risultano appassionanti. Ci sono sicuramente momenti di tensione, di lotta, e di suspense, che danno un buon ritmo alla serie e che spingono ad arrivare alla fine secondo me senza troppa fatica.
Per me, forse il punto debole de Il Re d'Inverno è che lo stesso Artù ne esce poco tratteggiato: anche dopo 10 episodi la sua storia sembra un po' sguarnita di elementi, come se parta un po' di punto in bianco, sebbene Iain De Caestecker ne faccia un'ottima interpretazione.


Un altro aspetto che mi è mancato è la componente magica: è vero, qui passa più che altro attraverso la fede religiosa, sia essa cristiana o druidica, ma ad esempio mi aspettavo che la figura di Merlino risultasse più potente e imponente, e presente, visto che ad un certo punto svanisce, ma forse ci stanno riservando un maggiore suo sviluppo nelle prossime stagioni. 
Ci sono degli aspetti che a me non hanno pesato, ma immagino che a molti dia da riflettere, come ad esempio la coesistenza di una componente fantasy che la storia richiama per sua natura, in una serie che invece punta a quel maggiore realismo a cui facevo riferimento sopra; o ancora come questa verosimiglianza possa convivere con la presenza di diversi personaggi di colore, che difficilmente avrebbero potuto frequentare la Britannia del sesto secolo. Se ad esempio un personaggio come Merlino poteva anche essere blu per quanto mi riguarda, forse è un po' più difficile abbozzare sul resto. 
In ogni caso penso che un po' tutti i ruoli siano ben interpretati.
Il Re d'Inverno è una saga inferiore per quanto si è visto fino ad ora, anche rispetto alle più recenti House of The Dragon e The Rings of Power, ma che secondo me può dare comunque soddisfazioni se amate il genere, proprio in attesa che ritornino titoli più blasonati. Resta ancora l'incognita della seconda stagione, che non mi pare sia stata ancora confermata. 


14 marzo 2024

Inizia con questo siero per provare la Vitamina C!

Ce lo hanno ripetuto fino allo sfinimento, ed anche io mi sono dovuto accodare, visto quanto si vede sui social, al coro che ci suggerisce di introdurre determinati attivi per la cura della pelle in modo graduale specie se sono potenzialmente irritanti, seguendo la sensibilità della nostra pelle. 
La chiave non è insomma puntare alla più alta concentrazione ma la costanza e anche io, che non ho avuto mai un viso particolarmente reattivo, ho sempre seguito la logica pure in tempi in cui non si conoscevano ancora moltissime delle caratteristiche dei prodotti che utilizziamo oggi, conscio del fatto che avrei avuto bisogno di tempo per notare eventuali benefici sulla mia pelle.

Visto che ne ho la possibilità, mi piace testare e raccontarvi quanto più possibile di alternative e prodotti validi ed efficaci per poter iniziare ad utilizzare un determinato attivo, come ho fatto qualche tempo fa con una crema al retinolo. In questo caso il focus è sulla Vitamin C Brightening Ampoule di Commonlabs, azienda coreana che onestamente non avevo ancora avuto modo di provare. 


INFO BOX
🔎 YesStyle (coupon PIER10YESTYL), Stylevana
💸 €13
🏋 30ml
🗺 Made in Corea
⏳ 12 Mesi
🔬 //

Gli aspetti a cui vorrei puntare l'attenzione sono la formulazione nel suo insieme e l'utilizzo. 
Infatti questa di Commonlabs non è una ampoule monoattivo, ma più simile ad un siero che contiene diverse sostanze. Si inizia con il 70% di acqua di olivello spinoso, che l'azienda chiama albero delle vitamine, in quanto fonte appunto di varie componenti antiossidanti, soprattutto vitamina C, poi troviamo alcuni ingredienti idratanti come la glicerina, il trealosio (uno zucchero), e l'acido poliglutammico, che non è un esfoliante, ma ricorda un po' lo ialuronico perché intrappola l'umidità della pelle, anzi pare essere 4 volte più potente del collega.

In un brand coreano che si rispetti non può ovviamente mancare la niacinamide, che loro spargono come il prezzemolo sulla carne, ma c'è anche allantoina che lenisce e poi appunto una una cascata di estratti naturali di vari frutti, come mela, ananas, pesca, kiwi, che oltre ad essere perfetti per una macedonia, contribuiscono all'apporto idratante dell'ampolla e che sicuramente contengono anche altre sostanze benefiche.

La Vitamin C Brightening Ampoule contiene due forme di vitamina C, ovvero lo 0.25% di acido 3-O-etil-l-ascorbico (EA), un derivato, e un miserrimo 0.0001% (suona forse meglio dire 1ppm) di acido ascorbico puro, e questo secondo me vi fa capire un po' le intenzioni di questo siero Commonlabs, che sì, può illuminare un incarnato grigio, magari spento dal periodo invernale, ma non può sicuramente avere un effetto palese e forte contro nel contrastare e schiarire macchie scure. Questa concentrazione di vitamina C, ha più una azione antiossidante preventiva (come ad esempio il siero di Venus) ed è perfetta per chi non ha mai utilizzato questa sostanza e teme a come possa reagire la pelle, senza però trovarsi un prodotto inutile di per sé. Inoltre la vitamina C è supportata da altri estratti antiossidanti come quello di curcuma e di neem.

La sua consistenza è infatti acquosa, mediamente fluida, facile da stendere e risulta subito gradevolmente rinfrescante. La profumazione poi è carinissima, sa di agrumi, è fresca e al mattino mi mette allegria, ma non dà fastidio perché svanisce in fretta. Io credo che sia dato dall'olio essenziale di yuzu, un particolare mandarino giapponese. So che c'è chi non ama gli oli essenziali, quindi a prescindere dalla profumazione ve lo segnalo. 

Essendo una ampoule va utilizzata come primo step della skincare, sia di giorno, quando può esplicare la sua funzione antiossidante, o la sera se si preferisce usarla come illuminante, e prepara la pelle ad eventuali altri passaggi. In ogni situazione la mia pelle ha reagito bene a questo prodotto Commonlabs, che mi dà un bel livello di idratazione, profonda ma non appiccicosa ed è per questo che poi ci si applica altri prodotti senza problemi, senza quel fastidioso effetto sbriciolata. Mi piace anche il senso di compattezza che dà, come risulta poi morbida ed elastica. 

Nonostante poi la mia pelle possa sopportare (come ha fatto in passato) alti dosaggi di vitamina C, un prodotto del genere mi piace perché non ho parecchie macchie specifiche che voglio correggere, se non saltuari segni post brufolo, ma posso utilizzarlo insieme ad altri attivi illuminanti (come l'acido tranexamico ad esempio) senza aggredire troppo la pelle e rischiare di alterarne la barriera. In questo modo riesco ad gire su più livelli e problematiche, con una routine composta da più attivi.

Se parliamo poi di skincare in vista dell'estate, questa Brightening Ampoule Commonlabs è perfetta per la sua leggerezza, per la freschezza e per la facilità con cui può rivolgersi a tanti tipi di pelle, dalle secche che stratificano più sieri e prodotti, alle grasse che hanno una routine semplice e cercano un unico prodotto multi funzionale che precede e supporta la protezione solare e il trucco. Io stesso immagino che se avessi preso questo siero coreano nei mesi estivi, l'avrei utilizzato proprio così.

Conoscevate CommonLabs? Io adesso sono curioso di provare il solare della stessa linea. 




💖alcuni link sono affiliati, per te non cambia nulla, ma puoi usarli per sostenere le mie recensioni. Grazie!


12 marzo 2024

Nuovi Arrivi su Netflix: tre film di cui vi voglio parlare (c'è anche il peggiore dell'anno)

Fra Febbraio e Marzo il catalogo di Netflix si è riempito di tante novità, e fra queste ci sono stati tre film che avevano subito richiamato la mia attenzione principalmente per gli interpreti, ma anche per quel che avevo scoperto delle singole trame. Purtroppo fra questi c'è anche il film peggiore visto da un po' di tempo a questa parte. 


Players (2024)



Genere: commedia, romantico
Durata: 105 minuti
Regia: Trish Sie
Uscita in Italia: 14 Febbraio 2024 (Netflix)
Paese di produzione: Stati Uniti D'America 

Esattamente a San Valentino di quest'anno è arrivata su Netflix una rom-com che mi aveva attirato per la presenza di Gina Rodriguez, abituale presenza in serie tv (sto aspettando la seconda stagione di Not Dead Yet) ma che credo di non aver mai visto interprete in un film. In Players veste i panni di Mackenzie "Mack", una giovane giornalista sportiva che con il suo gruppo di amici e colleghi Adam (Damon Wayans Jr.), Little e Brannagan (Augustus Prew), si diverte a procacciarsi flirt da una notte e via. Il gruppetto infatti si spalleggia nell'usare varie tattiche e schemi, quasi come si fa nelle scommesse sportive, per far capitolare la conquista di una sera. Tutto funziona, fino a quando nell'ufficio di Mack non arriva un nuovo collega, Nick (Tom Ellis), che farà riflettere la ragazza su cosa vuole dal suo futuro: continuare con sesso mordi e fuggi o creare le basi per una storia seria? Trovando in Nick il buon partito che può darle una relazione stabile, si metterà a lavoro con i suoi amici con tutti gli stratagemmi possibili affinché capitoli, ma è l'uomo che davvero vuole?

Mack è uno di quei personaggi che mi piace nelle commedie romantiche: diverso dai soliti canoni, contemporaneo, ben strutturato e altrettanto ben interpretato da Gina Rodriguez, per questo sono rimasto deluso nello scoprire che Players ha il finale più prevedibile che potessi immaginare.
Se preso come puro intrattenimento, questo film meriterebbe pure la sufficienza, muovendosi su battute e scene che ricordano un po' le commedie anni '90, con dialoghi veloci, momenti comici più o meno riusciti, un buon ritmo e una durata giusta per il genere, oltre ad appunto un cast che dalle serie tv si sposta bene sul "grande schermo". Anche l'inizio di Players mi ha fatto sperare che per una volta ci fosse stato uno slancio di creatività, non puntando ad esempio alle tipiche dinamiche da ufficio (anzi, questi sembra che nemmeno lavorino) e rinunciando a quel romanticismo basico già visto, per creare qualcosa di tutto sommato godibile.  

Se però provo a guardare appena un po' oltre, Players non funziona: Mack è infatti una ragazza che inizia ad esplorare le sue insicurezze di pari passo con la voglia di crescere, di trovare un suo posto anche da un punto di vista personale. Sarebbe anche una scelta corretta o comunque ben ponderata se non notassimo però l'elefante nella sala ovvero il tentare di "mettere la testa a posto" con un ragazzo che non conosce affatto, scambiando attrazione per sentimento, e soprattutto cercando di raggirarlo fin dal principio. Mack è una giocatrice, lo dice il titolo stesso del film, ma non può pensare che tutti giochino alle sue regole, e soprattutto che, quando si esce da quel gioco, le persone possano corrispondere allo scenario che lei stessa ha creato. In questo senso far passare il personaggio di Nick come il villain della fiaba quando è stato preso il giro tutto il tempo, ed è, a tutti gli effetti, vittima di stalking e manipolazione emotiva, è uno slancio troppo forzato.
Anche nell'ambito di una commedia, non si può pensare di scollegare completamente le dinamiche dalla normale logica, specie quando si entra nella parte più profonda e riflessiva del film, e Players pensa forse che il pubblico sia completamente inetto per poter accettare una storia simile. 



Mea Culpa (2024)


Genere: thriller, drammatico
Durata: 120minuti
Regia: Tyler Perry
Uscita in Italia: 23 Febbraio 2024 (Netflix)
Paese di produzione: Stati Uniti D'America  

Pare sia stato uno dei titoli più visti su Netflix al momento della sua uscita, ma ammetto che l'unico elemento che mi ha spinto a vedere Mea Culpa è stata la curiosità di vedere recitare Kelly Rowland, e non mi ero soffermato troppo sulla trama. Ho scoperto dopo che sarebbe stato un enorme spreco di tempo.
Già il gioco di parole del titolo vi fa capire il livello a cui siamo: la protagonista è Mea Harper (l'ex Destiny's Child appunto), una rampante avvocata che decide di seguire il caso dell'artista Zyair Malloy (Trevante Rhodes), accusato di aver ucciso e fatto sparire il corpo di una sua fidanzata. Mea non solo si butta a capofitto in un caso complicato, ma deve anche scontrarsi con le reticenze del marito Kal Hawthorne, con il quale è in crisi soprattutto per via del burrascoso rapporto fra la donna e la suocera, malata terminale. Il caso di Malloy la porterà a scoprire molto sulla famiglia del marito e su se stessa, ma anche un inatteso feeling con il pittore.

Anche con Mea Culpa l'idea alla base della storia non sarebbe tutta da scartare, ma man mano che questa si sviluppa ogni logica, ogni coerenza, ogni credibilità narrativa si sbriciola lasciando un grosso senso di insoddisfazione. Il film sarebbe un thriller con dei risvolti erotici, ma la linea investigativa è debole, spesso mossa da coincidenze assurde, le reazioni dei personaggi sono strane, poco realistiche, come Mea che improvvisamente decide di andarsene in vacanza, e casualmente ritrova una persona coinvolta nelle indagini. Dall'altro lato la componente sessuale è puro specchietto per le allodole, non perché appunto mi aspettassi le capriole da film per adulti, ma perché non c'è chimica fra Kelly Rowland e Trevante Rhodes, le loro legame è superficiale e imbarazzante, e la costruzione del personaggio di lui è molto stereotipata. A dirla tutta non credo siano nemmeno legali le interazioni di Zyair con Mea, che, almeno in prima battuta, la ricatta quasi per avere un rapporto con lei.

Altrettanto banale e stereotipata anche la relazione e quindi la crisi fra Mea e Kal, e il rapporto di quest'ultimo con la famiglia è ridicolo. Aggiungeteci anche il tentativo di rendere la protagonista glamour ad ogni costo, al punto anche da metterle degli outfit risibili per un avvocato di primo piano.
Il tutto è accompagnato da interpretazioni piatte, prive di sfumature, e ovviamente dialoghi altrettanto bruttini e che sembrano scritti da una intelligenza artificiale. Potrei salvare giusto la scena di scontro finale, ma Mea Culpa secondo me è il peggiore film visto almeno in questa prima parte dell'anno, e non funziona nemmeno come passatempo, come guilty pleasure, visto che tra l'altro dura due ore esatte, perché il risultato ha così tanti aspetti imbarazzanti che è meglio farsi una passeggiata e comprarsi un gelato piuttosto che vederlo. 



Damsel (2024)


Genere: fantastico, avventura
Durata: 108 minuti
Regia: Juan Carlos Fresnadillo
Uscita in Italia: 8 Marzo 2024 (Netflix)
Paese di produzione: Stati Uniti d'America


Millie Bobby Brown ha quasi dismesso i panni di Eleven (anche se ancora non ho trovato una data per Stranger Things 5) e sta via via trovando una sua strada nel mondo del cinema e questo ultimo lavoro, di cui è anche produttrice esecutiva, è secondo me nelle sue corde. Un po' come in Enola Holmes, Damsel è ambientato in una ipotetica epoca passata, probabilmente rinascimentale, e conosciamo Elodie (appunto Millie), la giovane principessa di un regno che sta attraversando una grossa crisi economica a causa di condizioni climatiche non favorevoli. Per cercare di aiutare i suoi sudditi, suo padre il re (Ray Winstone) decide di darla in sposa al principe Henry (un moscio Nick Robinson), discendente dei regnanti di Aurea, regno decisamente più florido e ricco. Un matrimonio di convenienza è vero, a cui Elodie decide comunque di prendere parte, ma tutto precipita il giorno delle nozze, quando la famiglia del neo-sposo, per rispettare un vecchio patto, sacrifica la principessa ad un drago. Una fine atroce, ma Elodie riuscirà a ribaltare il suo destino.

Conscio del fatto che potesse essere estremamente derivativo e prevedibile, ho visto Damsel sperando che appunto potesse essere una valida alternativa al filone di Enola Holmes (ovviamente con storie, personaggi e idee differenti), quindi un intrattenimento ben fatto che può attirare un pubblico trasversale. In questo caso forse ci troviamo qualche step indietro rispetto agli altri film di Millie Bobby Brown, ma il risultato finale è comunque accettabile, se le vostre aspettative non sono troppo sostenute e specie se avete magari dei figli più giovani a cui proporlo.
Damsel infatti ha chiaramente molte idee prese qui e lì, a cominciare da Il Trono di Spade (di Daenerys ce n'è sarà sempre una sola) e Il Signore degli anelli, ma anche Xena ad esempio, ma sono tutte cose messe insieme in modo coerente e interessante, che confluiscono in un film dal ritmo buono e che non mi ha annoiato.

Non andrei però sotto la superficie di questa produzione Netflix perché lì si trovano tante cose che non quadrano. Penso ad esempio ad una lunghezza forse eccessiva per la storia che vuole raccontare, ad animazioni in CGI che non sempre risultano credibili (vedi certi paesaggi, o il drago che ha dimensioni variabili in momenti differenti) o ancora alcune scelte narrative che mi sono sembrate poco ispirate. Il punto più fiacco è ad esempio la logica del drago e come questo insegua Elodie: pur avendo molte occasioni di farla fuori sembra non rendersene conto. Ma ci sono tante stranezze, come ad esempio il costume della principessa, che improvvisamente si ritrova con un corsetto nero ed ha costantemente questo trucco come se fosse uscita da un beauty tutorial su Youtube. 
Anche il modo in cui la protagonista diventa una principessa di sangue reale (non lo era già a prescindere?) e tutto quello che comporterà per lei è un po' debole, e non si capisce se vi sia dietro una sorta di risvolto magico.


In linea generale Damsel ha delle buone interpretazioni, ma avrei voluto qualcosa di più per quanto riguarda la caratterizzazione del principe, decisamente piatta, e della matrigna di Elodie, che è interpretata da Angela Bassett
Ho apprezzato però che Damsel cavalchi il girl power senza far diventare a tutti costi il film come un manuale di wokeismo spicciolo, e nella generale prevedibilità c'è qualche momento che cerca di dare una sterzata e di scollarsi dal genere. Quindi forse fra le nuove uscite Netflix, questo è forse il film a cui darei una chance, prendendolo come appunto intrattenimento che non richiede particolare attenzione e che vuol essere un fantasy facile da approcciare. 



11 marzo 2024

Due prodotti corpo Biolis Nature per uscire dal torpore invernale 🍍🥥

L'inverno sta lentamente lasciando il passo alla primavera, e con il cambio di stagione cambia un po' anche la nostra skincare, ma deve essere secondo me un passaggio graduale. Ad esempio per le mie necessità è ancora presto per rinunciare ai prodotti più idratanti e nutrienti non essendo del tutto cambiato il clima e le temperature, ma comunque ho iniziato a fare piccole variazioni, magari anche in fragranze e texture.
Mi sono ritrovato ad usare due prodotti corpo che si sono rivelati perfetti per questo periodo, sono entrambi di Biolis Nature Green Selection della linea Nutriente Ananas e Cocco.

Se ricordate, avevo già utilizzato dei prodotti corpo da questa gamma Biolis, ovvero quelli Energizzanti Cannella e Zenzero (qui la recensione), che avevo apprezzato tanto, e quelli per i capelli all'Argan che però mi avevano deluso (qui trovate perché) e prevedibilmente ci sono delle somiglianze. Infatti anche nelle referenze Ananas e Cocco c'è quello che l'azienda chiama "Bio Oil Complex" un mix di olio di nocciolo, oliva e mandorle dolci provenienti da agricoltura biologica italiana che forniscono una base nutriente ed emolliente ai prodotti. Si tratta di cosmetici non certificati, ma Biolis ci garantisce che contengono il 98% di componenti di origine vegetale e l'assenza di siliconi e oli minerali.

Il Doccia Gel Nutriente Ananas e Cocco ha a suo vantaggio anche altre sostanze interessanti, come il l'olio di cocco ovviamente, quello di argan, e l'estratto di ananas, che idrata, e si aggiungono anche tocoferolo e pantenolo che male non fanno.


INFO BOX
🔎 Tigotà, e-commerce
💸 € 1.99
🏋 200 ml
🗺 Italia
⏳ 12 Mesi
🔬Vegan, Non testato sugli animali

La sua consistenza è appunto un gel fluido e con poco prodotto riesco a creare una buona quantità di schiuma, sia che lo utilizzi con le spugne tradizionali che con le mie in silicone.
Come speravo la profumazione di questa linea si è rivelata secondo me perfetta per questo periodo, come vi dicevo su: io ci sento
l'ananas e il cocco, ma la miscela per quanto fresca, non mi risulta troppo tropicale o eccessivamente dolce. Credo infatti che le note siano ben bilanciate, e non mi portano alla mente ad esempio il profumo di una crema solare, ma allo stesso tempo trovo sia una fragranza che mette il buon umore, che rinfresca un po' i sensi. Nel caso poi del Doccia Gel Biolis è un profumo che rende molto piacevole il momento della doccia ma ammetto che non mi pare permanga molto sulla pelle una volta che mi risciacquo.

Per quanto riguarda invece il suo effetto sul corpo il mio parere è sicuramente più che positivo: se cercate un bagnodoccia delicato, da usare tutti i giorni, ovviamente economico e che si possa adattare ad ogni tipo di pelle, credo che questo prodotto Biolis Nature sia perfetto anche per voi. A me piace perché deterge senza lasciarmi la pelle secca, tirante, o avermi creato mai irritazioni e prurito. Non posso dire che il doccia gel Ananas e Cocco sia diametralmente opposto a quello che avevo già provato con Zenzero e Cannella, ma mi è parso comunque un pelo più emolliente sul corpo. Se avete una pelle secca o a tendenza secca di certo non salterete il passaggio della crema corpo, mentre una pelle normale può stare a posto per tutto il giorno anche solo con questo detergente. È uno di quei prodotti che insomma metti in doccia e un po' tutti in famiglia usano e che prendi dallo scaffale di Tigotà senza pensarci troppo.
Sono certo che adesso che reperisco più facilmente il brand, farò diventare questi doccia gel Biolis parte della mia routine, perché il rapporto qualità - prezzo c'è tutto. Unico neo: mi piacerebbe che questi prodotti avessero un formato un po' più grande anche in confronto alle creme che hanno 50 ml in più.

A proposito, la Crema Nutriente Ananas e Cocco è l'esatta trasposizione del Doccia Gel in termini di ingredienti, quindi torna il Bio Oil Complex, ma con l'aggiunta di burro di karité ad arricchirla fra i vari emollienti.

INFO BOX
🔎 Tigotà, e-commerce
💸 € 3.50
🏋 250 ml
🗺 Italia
⏳ 12 Mesi
🔬Vegan, Non testato sugli animali

Se il Doccia Gel rende il momento della detersione molto piacevole, tonificante, la crema mette proprio la voglia di utilizzarla: in questo caso infatti la profumazione, che riprende sempre quelle note di ananas e cocco che vi dicevo su, è un po' più intensa, più persistente sulla pelle, è fresca senza appunto darmi l'idea di estate, ma non diventa mai troppo infestante, pesante o peggio stucchevole. Per un paio di ore dopo la doccia la percepisco bene sul corpo, poi inevitabilmente scema un po'.
Per quanto riguarda invece la sua efficacia, anche qui posso solo spendere parole positive. Intanto la crema Nutriente Biolis ha una consistenza facile da stendere, fluida ma non troppo liquida, si massaggia bene e non appare una particolare scia bianca durante l'applicazione. Una volta stesa, l'assorbimento sulla mia pelle è abbastanza rapido e senza lasciare residui unti o appiccicosi e mi posso rivestire subito.

I limiti di un prodotto economico e da grande distribuzione spesso (non sempre) si vedono nel tempo e in base alle nostre necessità. Nel caso specifico di questa crema corpo Biolis, nonostante sia definita come nutriente, io la consiglierei ad una pelle da normale a secca, ma non per chi ha davvero la pelle disidratata, arida, magari screpolata o rovinata da qualcosa, perché non basterebbe. Io infatti noto che questa crema è ottima su di me, mi lascia la pelle molto morbida, liscia, idratata e appunto nutrita, ma arrivo giusto fino alla doccia e quindi all'applicazione successiva. Se per esempio allungassi i tempi fra una applicazione e l'altra non credo che trarrei gli stessi benefici.

Con questo non voglio sminuire i meriti di questo prodotto Biolis, ma semplicemente settare le giuste aspettative se lo andrete a comprare perché è una crema che ha i suoi pregi, un ottimo rapporto qualità-quantità-prezzo, ma che non ha ad esempio attivi riparatori, non è un burro corpo, e quindi non può aiutare determinati tipi di pelle. Per questo periodo per me è perfetta, ma proverò altre creme corpo Biolis magari in vista del periodo più caldo.

Piccola nota a margine: complimenti a chi ha pensato di aggiungere un piccolo sigillo al pack che ne impedisce l'apertura in negozio da parte di clienti poco educati.
Quali sono i vostri prodotti Biolis preferiti?



08 marzo 2024

One Day: è meglio il film o la nuova serie tv Netflix?

Un libro, un film e pure una serie tv: c'è un limite per cui una stessa storia può essere strizzata e riproposta? A quanto pare no, e One Day ne è la riprova.
Dal romanzo omonimo di David Nicholls (che non ho letto, per questo è escluso dal discorso), One Day racconta la storia di Emma Morley e Dexter Mayhew, due giovani che si conoscono la sera della loro laurea, il 15 luglio del 1988, e sembra che fra i due possa nascere qualcosa, ma non accade nulla di concreto se non l'inizio di un rapporto che li renderà irrimediabilmente legati. 
Subito dopo la laurea seguiamo un po' quello che accade ad Em e Dex nel corso di circa venti anni, sempre causalmente il 15 luglio, con nuove relazioni, lavori e amicizie, scopriamo come si ritroveranno e si allontaneranno a secondo di dove la vita e le loro scelte li porterà.

Sia il film che la serie tv quindi girano intorno agli stessi elementi e alle stesse linee narrative, dove più e dove meno, ed abbiamo a che fare con una storia romantica che però non vuole risultare prevedibile, con delle vene più drammatiche, ma che non si muove troppo sul melodramma, restando più che altro una rom-com agrodolce, che cerca di esplorare altri tipi di relazioni, non solo quelle sentimentali ma anche con la famiglia e gli amici. Non aspettatevi però gli elementi brillanti della commedia tradizionale.

La versione cinematografica di One Day è uscita nel 2011, e non credo di averla vista in quegli anni, quindi l'ho recuperata su Prime Video di recente. Nelle vesti dei due protagonisti troviamo addirittura due giovanissimi Anne Hathaway e Jim Sturgess (che non vedevo dai tempi di Home Before Dark), ma anche Rafe Spall, che poi ho amato in Tryng, e Patricia Clarkson sebbene in un ruolo molto collaterale.


Genere: Drammatico, Sentimentale
Durata: 107 minuti
Regia: Lone Scherfig 
Uscita in Italia: 11 Novembre 2011 (Cinema)/ Prime Video
Paese di produzione: Gran Bretagna, Stati Uniti d'America

Da un punto di vista strettamente narrativo mi è sembrato un film molto scorrevole, forse anche troppo perché se si guarda facilmente e con piacere, sembra che comunque corra per arrivare al suo finale. Il rapporto fra Dexter ed Emma pare infatti carente di qualche step, perché li vediamo separati e improvvisamente insieme, più maturi, che magari discutono o fanno pace, quando di mezzo non sembra essere intercorso nulla. Come se avessero preso tanti segmenti, e li avessero messi uno dopo l'altro, e sta a noi trovarci il filo conduttore. Di conseguenza la loro distanza sembra qui e lì quasi una forzatura da copione. Ad esempio non sappiamo bene come Dexter arrivi a lavorare in televisione e tutti i problemi che affronta, fra cui le dipendenze, né vediamo Emma alle prese con altre relazioni.

One Day in fondo è uscito in anni in cui i film non duravano quanto un volo fra Auckland e New York, e nella sua ora e quaranta inevitabilmente si perde qualche passaggio che mi sarebbe piaciuto conoscere meglio, anche per non far sembrare le reazioni dei due come spropositate, o poco costruite. Anche il mio coinvolgimento è stato quindi un po' ballerino, non sempre sono stato travolto dall'impatto che le scene dovrebbero avere. 

Inutile dire che di questa fretta ne risentono molto i personaggi secondari, che sono tratteggiati in modo superficiale e spesso sembrano caricaturali, come ad esempio Tilly, l'amica di Emma, che quasi non ha un ruolo in questa versione.

Dall'altro lato però ho apprezzato come i due protagonisti vengono raccontati: Anne Hathaway riesce ad essere arguta ma non petulante, fin da subito vediamo in lei un bagliore che può anticiparci la donna che sarà in futuro, e sa adattarsi a tutte le fasi della vita di Emma. Anche i costumi le danno una mano a maturare e a far vedere i suoi cambiamenti nel tempo. Il personaggio di Emma è interessante ma un po' limitato per certi versi: qui la conosciamo soprattutto sul lato lavorativo, ma quasi nulla si sa dei suoi partner nel tempo, e purtroppo ammetto che non ho colto come mai fosse interessata a Dexter se non per la tipica attrazione fra studentessa e cattivo ragazzo.

Il Dexter di Jim Sturgess infatti non risulta magari subito simpatico, anzi fin dall'inizio sembra problematico, il tipico ragazzo di buona famiglia che non vuole mettere la testa a posto. Non ne capiamo bene nemmeno tutti i lati d'ombra, ma qui il suo interesse e direi quasi il bisogno che ha di Emma è molto più palese che nella serie tv Netflix.
Nel film però ho apprezzato la sua parabola: da ragazzo sbruffoncello lo vediamo maturare, diventare più sicuro e consapevole, come un uomo che vuole fare la cosa giusta dopo aver sofferto molto.

In effetti questa trasposizione di One Day a me ha dato più l'idea di un dramma romantico: sono quasi assenti parentesi di comicità volontaria, e già quella breve anticipazione nella scena iniziale, col senno di poi, imposta la storia verso il momento più forte di tutto il film.

La serie tv presenta ovviamente molti aspetti differenti nella sua struttura. La produzione Netflix di One Day è arrivata in streaming l'otto febbraio di quest'anno, ed ha suddiviso la storia in addirittura 14 episodi da circa 30 minuti l'uno. In questo caso i protagonisti sono interpretati da Ambika Mod, che non ricordavo fosse stata sia in Trying che in I Hate Suzie, ma immagino con ruoli minori per cui notarla sarebbe stato difficile, e Leo Woodall, che invece avevo notato bene nella seconda stagione di The White Lotus.


La storia e a volte anche i dialoghi sono inevitabilmente sempre quelli, se non con una variazione poco importante della nazionalità della attrice protagonista, puntando alla diversity che oggi è più presa in considerazione, o alcune location come la Grecia al posto della Francia quando i due vanno in vacanza. In questo caso, la durata della miniserie, stranamente molto più lunga di quanto si suole fare di questi tempi, dà ovviamente lo spazio per mostrare e gestire qualche dinamica in più, ed un quadro di insieme più completo, ma comunque ci sono stati aspetti che avrei voluto conoscere un po' di più. Penso ad esempio alla perdita della madre di Dexter, o il rapporto di Emma con la famiglia o con il fidanzato Ian perché da quello che ci mostrano era inevitabile che le cose fra i due non potessero funzionare. Avrei invece rimosso parti che indubbiamente mi hanno dato l'idea di riempitivo che non toglievano e non aggiungevano nulla alla serie in sé.

Questo adattamento di One Day inoltre mi ha incuriosito proprio per la sua impostazione generale: credo infatti sia stato pensato così per scatenare il binge watching nello spettatore, ma se da un lato c'è la curiosità di capire cosa accadrà il successivo 15 luglio, dall'altro non è che sempre mi sentissi così coinvolto da avere fretta di scoprire cosa sarebbe capitato a Dexter e Emma. Questo credo fosse dovuto alla chimica fra i due attori che non è estremamente trascinante. 


Leo Woodall secondo me se l'è cavata molto bene, è naturale nel ruolo di Dex e ne racconta tutte le sfumature, anche se forse si poteva fare qualcosa in più per invecchiarlo nel corso degli anni, e anche in questo caso c'era il tempo per esplorarne le dipendenze che sviluppa da ragazzo. Nel film risulta però molto più coinvolto verso Emma sin da subito, mentre in questa miniserie sembra quasi che lui dalla ragazza voglia solo un'amicizia per buona parte del tempo.

Non posso dire lo stesso per Ambika Mod che ho trovato un po' piatta, ripetitiva, a volte sembra che il suo interesse per Dexter sia più da copione che reale, e rispetto al film l'ho trovata meno arguta, meno pungente, anzi anche quando matura sembra avere reazioni molto infantili e lagnose. La Emma del film secondo me riesce a crescere "meglio", a diventare forte e indipendente, e sin da subito si ha l'idea che quella ragazza sia abbastanza decisa. Però la miniserie ci dà almeno qualche aspetto in più della sua vita sentimentale come la relazione con il preside della scuola in cui finirà a lavorare. 

In generale non c'è questo grandissimo affiatamento fra i due protagonisti ed è forse la pecca più grande di questa versione di One Day. Non è tanto una questione estetica, perché mi sta bene una coppia imperfetta o comunque che potrebbe sembrare male assortita, ma è più che altro l'atteggiamento di uno verso l'altra. Ho notato tra l'altro che anche la regia e la messa in scena non li aiutano: sono spesso inquadrati o posizionati di fronte, come se debbano sempre scontrarsi più che relazionarsi.
Alla fine ci si affeziona comunque ai due, sono teneri, ma è più che altro una simpatia per i singoli individui che per la coppia.

Non ho amato invece troppo come hanno raccontato alcuni dei personaggi secondari: non si scade magari nel caricaturale (non sempre almeno) come nel film, e qui ad esempio Tilly (Amber Grappy) è un elemento attivo nella storia, ma ad esempio ho apprezzato poco la fidanzata di Dexter, Sylvie (qui interpretata da Eleanor Tomlinson) che all'improvviso lo odia non si capisce bene per quale motivo.

Un'altra differenza che ho notato è che in questa serie si percepisce forse maggiormente l'ambientazione degli anni '90, non so se per cura dei dettagli o semplicemente perché c'è una distanza temporale maggiore rispetto a quando è stata creata la versione cinematografica, e quindi l'adattamento ha saputo ricreare più lucidamente e con precisione l'epoca. Anzi le varie epoche.

Per il resto il One Day proposto da Netflix è una miniserie che ho seguito volentieri, che scorre rapidamente e che magari fa compagnia, ma che batte sul finale il film perché risulta più esaustiva, non tanto perché vengono mostrate cose estremamente fondamentali, ma perché costruiscono meglio il rapporto fra Emma e Dexter. Io l'ho trovato anche più coinvolgente proprio perché meno affrettato, anzi abbiamo modo di vedere l'evoluzione del ragazzo. 

Decidere quale dei due adattamenti sia meglio non è quindi semplice, ma credo che in ogni caso, se la storia vi è piaciuta e vi ha coinvolti, potete recuperare entrambe le trasposizioni (o quella che ancora vi manca) perché ognuna aggiunge dei tasselli e degli elementi all'insieme, si muovono su livelli interpretativi e narrativi che in un certo senso si incastrano, ed entrambi hanno i loro difetti. A me tutta la vicenda ha colpito per la sua dolcezza, senza diventare pesantona o smielata, e mi fa pensare che la vera quadra si possa raggiungere leggendo il romanzo.



Vi sono piaciuti